L’armonia è Yoga (“Samatvam Yoga Uchyate”), dice la Bhagavadgita.
Malgrado tutto il progresso scientifico, anche oggi l’uomo continua a soffrire come prima, dall’inizio della storia. Questo è dovuto alla disarmonia che ha in sé stesso e con il mondo attorno a lui.
L’uomo è nient’altro che parte della Natura. E la Natura è costituita e governata dai tre Guna, le entità fondamentali: Tamas, Rajas e Sattva. “Guna” qui non significa proprietà o caratteristiche. Sono le sostanze da cui questo universo si manifesta nella sua multitudine di forme. Il Tamas è detto statico, il Rajas, dinamico, e il Sattva è uno stato che non è nulla e trascende gli altri due.
Anche il processo di evoluzione è realizzato dai tre Guna. Evoluzione significa creazione, ed il suo progressivo sviluppo. Le sue basi sono nell’attività.
I tre Guna esistono come i tre fili di una corda, che si sostengono l’un l’altro. Ma un Guna predomina sempre, e tiene gli altri due sotto giogo. Il nostro corpo è dominato da Tamas: è grossolano, inerte e visibile. Il Prana (energia vitale) è dominato da Rajas: è dinamico, e noi ci accorgiamo della sua esistenza nei movimenti del nostro corpo. La mente è predominata da Sattva. La nostra intera personalità non è null’altro che la combinazione di corpo, Prana e mente. Questa combinazione la chiamiamo “io”.
Tutti i nostri problemi sono dovuti a uno stato di disarmonia tra questi tre elementi. E’ questo stato di disarmonia che mette l’uomo sotto gli artigli dei tre Guna. Uno stato di armonia, invece, lo libera dalla loro presa. Lo Yoga porta questa armonia.
Esso prescrive Asana (posizioni), Pranayama (controllo del respiro) e Dhyana (concentrazione e meditazione). Le Asana portano armonia nel corpo, il Pranayama porta armonia nel Prana, e Dhyana nella mente.
La natura del Tamas è di frenare o ritardare; ma non si deve pensare che quando c’è un movimento mediante Rajas, Tamas sia assente. Qualsiasi processo, per quanto piccolo possa essere, ha bisogno di una forza per svilupparsi, un’altra forza per attuarlo e una terza per frenarlo o mantenerlo. La forza che sviluppa è Sattva, quella che crea il movimento è Rajas e quella che frena o mantiene è Tamas.
Nessun Guna esiste in isolamento, senza l’influenza degli altri due. Un fiore di loto in recipiente pieno d’acqua viene disturbato quando il recipiente viene disturbato. Il disturbo del recipiente è trasmesso all’acqua, che a sua volta lo trasmette al loto. Similmente, ogni disturbo del corpo è trasmesso al Prana, che lo comunica alla mente.
Per mantenere la stabilità dell’intera personalità lo Yoga prescrive Asana, Pranayama e meditazione.
I saggi dichiarano con enfasi che solo lo Yoga può distruggere tutti i dolori. “Yoga Bhavati Duhkhaha”: lo Yoga è il distruttore del dolore, dice la Bhagavadgita.
Ci sono molte definizioni per “Yoga”. Una semplice memorizzazione e ripetizione non produrrà il risultato desiderato. Invece, dobbiamo metterlo in pratica nella nostra vita quotidiana.
Se se ne comprendono i principi, e li si applica nella nostra vita di tutti i giorni, la vita stessa diventa un processo di Yoga, e lo Yoga è il distruttore del dolore.
La pratica dello Yoga crea armonia negli aspetti fisico, vitale, mentale, psicologico e spirituale della personalità umana. Il corpo umano è costituto da parti differenti. Similmente, ci sono varie parti nello Yoga.
Esse sono principalmente classificate in otto: Yama (restrizioni morali), Niyama (osservanze spirituali), Asana (posizioni), Pranayama (controllo del respiro), Pratyahara (ritrazione della mente dagli oggetti esterni), Dharana (concentrazione su un oggetto), Dhyana (meditazione) e Samadhi (armonia suprema).
Se una persona fa un passo in avanti, tutte le parti del corpo si muovono, simultaneamente. Parimenti, se si pratica anche un solo ramo dello Yoga, fino ad un alto livello di perfezione, tutti gli altri rami lo accompagneranno senza grande sforzo.
Quando si desidera praticare le Asana, si dovrebbe avere naturalmente una atmosfera esterna congeniale, adatta. E questo si può conseguire osservando Yama, cioè: Ahimsa (astensione dal fare del male con il pensiero, la parola o l’azione), Satya (veridicità), Brahmacharya (autocontrollo completo), Aparigraha (non accettare doni che non sono essenziali), Asteya (non rubare). Non si dovrebbe praticare le Asana quando la mente è disturbata a causa di paura, ansietà, fatica e stanchezza. Queste possono essere superate con la pratica di Yama.
Tuttavia una atmosfera congeniale che sia solo esterna non è sufficiente. Ci deve essere anche la serenità interiore della mente, che si ottiene con la pratica di Niyama. Essa è costituita da: Saucha (purezza interna ed esterna), Santocha (appagamento), Tapas (disciplina), Svadhyaya (autoesame) e Isvarapranidhana (abbandono a Dio).
Quindi, Yama e Niyama sono due importanti ed indispensabili prerequisiti per la pratica dello Yoga.
Il terzo ed il quarto ramo dello Yoga sono Asana e Pranayama.
Durante la pratica delle Asana non deve esserci alcun rapido movimento delle membra o scatto del corpo. Allora, il processo respiratorio si regola automaticamente.
Durante la pratica delle Asana, la mente non deve pensare ai programmi ed impegni del giorno, o a qualche altro oggetto esterno. Si deve ritrarre la mente da tali pensieri. E questo è detto Pratyahara, il quinto ramo.
Qui, una domanda può presentarsi: su che cosa si deve dirigere la mente, quando viene ritirata dai pensieri esterni, dato che la sua stessa natura è di andare verso l’esterno? Si suggerisce ai praticanti di concentrare la mente, durante la pratica delle Asana, sulle parti del corpo rilevanti a seconda della natura dell’Asana praticata.
Mantenere la mente su un oggetto particolare per un breve periodo di tempo è detto Dharana, o concentrazione.
Una concentrazione continuata sull’oggetto per un lungo tempo è detta meditazione (“Pratyaya Ekatanata Dhyanam”).
Quando questi sette rami dello Yoga son praticati, l’ottavo, Samadhi o armonia suprema, ne risulta come conseguenza naturale. La pratica di Asana yoga conduce quindi a questa armonia suprema.
Anche se gli antichi saggi hanno dato a molte posizioni il nome di rettili, uccelli e animali con cui esse hanno qualche rassomiglianza, solo gli esseri umani possono praticare le Asana, combinando con esse gli otto rami dello Yoga, e non gli altri esseri viventi. Un semplice piegamento del corpo non può costituire un’Asana. Nello Yoga, ci deve essere una fusione di tutti e otto i rami.
Perciò il saggio Patanjali disse: “Yoganda Anushthanad Asuddhi-kshaye Jnanadiptir Aaviveka Khyateh”: “Osservando gli otto rami dello Yoga, si ottiene la distruzione delle impurità, e allora sorge l’illuminazione spirituale che conduce alla consapevolezza della Realtà.”
Questo è lo scopo supremo per cui è raccomandata la pratica dello Yoga.
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